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autore
brano
 
Apuleio
Della magia, 14
 
originale
 
[14] Cedo nunc, si et inspexisse me fateor, quod tandem crimen est imaginem suam nosse eamque non uno loco conditam, sed quoquo uelis paruo speculo promptam gestare? an tu ignoras nihil esse aspectabilius homini nato quam formam suam? equidem scio et filiorum cariores esse qui similes uidentur et publicitus simulacrum suum cuique, quod uideat, pro meritis praemio tribui. aut quid sibi statuae et imagines uariis artibus effigiatae uolunt? nisi forte quod artificio elaboratum laudabile habetur, hoc natura oblatum culpabile iudicandum est, cum sit in ea uel magis miranda et facilitas et similitudo. quippe in omnibus manu faciundis imaginibus opera diutina sumitur, neque tamen similitudo aeque ut in speculis comparet; deest enim et luto uigor et saxo color et picturae rigor et motus omnibus, qui praecipua fide similitudinem repraesentat, cum in eo uisi[te]tur imago mire relata, ut similis, ita mobilis et ad omnem nutum hominis sui morigera; eadem semper contemplantibus aequaeua est ab ineunte pueritia ad obeuntem senectam, tot aetatis uices induit, tam uarias habitudines corporis participat, tot uultus eiusdem laetantis uel dolentis imitatur. enimuero quod luto fictum uel aere infusum uel lapide incussum uel cera inustum uel pigmento illitum uel alio quopiam humano artificio adsimulatum est, non multa intercapedine temporis dissimile redditur et ritu cadaueris unum uultum et immobilem possidet. tantum praestat imaginis artibus ad similitudinem referundam leuitas illa speculi fabra et splendor opifex.
 
traduzione
 
Dimmi: se io confesso di essermi guardato, quale delitto ? conoscere la propria immagine e, anzich? tenerla racchiusa in un determinato luogo, portarla dovunque tu voglia, visibile e manifesta, in un piccolo specchio? Ignori che per una creatura umana nulla ? pi? degno di essere rimirato che la propria figura? Anche dei figli so che sono pi? cari quelli che rassomigliano ai genitori; e le citt? fanno dono ai benemeriti cittadini delle loro immagini, perch? possano contemplarle. Altrimenti che significato hanno le statue e le immagini con varia arte rappresentate? A meno che per avventura ci? che ? stimato lodevole quando sia elaborato dall'arte, non sia da giudicarsi vizioso quando venga offerto dalla natura, dove ? pure assai pi? meravigliosa la facilit? e la somiglianza. Giacch? in ogni ritratto si lavora a lungo, eppure la somiglianza non apparisce cos? viva come negli specchi; manca infatti alla creta il vigore, alla pietra il colore, alla pittura il rilievo e a tutte quante il moto che rende con singolare fedelt? la somiglianza: mentre nello specchio si vede l'immagine mirabilmente riportata, che rassomiglia e si muove e obbedisce a ogni cenno della persona. E quella immagine, di coloro che si rimirano ? coetanea sempre, dalla nascente puerizia alla morente vecchiaia; tante mutazioni di tempo essa riveste, cos? vari aspetti della persona comporta, tante espressioni riflette di letizia e di dolore. Ma ci? che ? plasmato o fuso nel bronzo o scolpito nel sasso o impresso nella cera o steso su coi colori o raffigurato con qualsivoglia altro artificio, dopo un breve intervallo di tempo non rassomiglia pi? e, a guisa di cadavere, serba una sola ed immobile faccia. Di tanto, rispetto alla somiglianza, supera le arti figurative quella modellatrice levigatezza e quella creatrice splendidezza dello specchio.
 

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